Prime ore del mattino. Si esce di casa per andare al lavoro. Bambini e ragazzini si dirigono verso le scuole. All’improvviso esplodono colpi di arma da fuoco, in strada. Una “stesa”, l’ennesima, nel rione Sanità di Napoli. Succede sotto la luce del sole, e in questo quartiere, come in molti altri della mia città, fare i conti con raid armati fa parte della normalità della vita quotidiana. Non è la prima volta che succede una cosa del genere. Solo la settimana scorsa era avvenuta un’altra sparatoria proprio all’ora di ingresso dei bambini a scuola. Oggi i colpi hanno raggiunto la vetrina di una pasticceria del quartiere. I negozi di alimentari erano già aperti. A poche decine di metri c’è un plesso scolastico. Questa non è vita. Cos’altro deve accadere perché si affronti la questione con l’obiettivo di risolverla definitivamente? Cosa fa il governo? Cosa fa il sindaco? Le misure finora messe in atto hanno portato a qualche risultato? Come supportano il lavoro delle forze dell’ordine, della magistratura e di associazioni, comitati, sacerdoti che provano a dare un nuovo volto al quartiere? I cittadini della Sanità, come tutti i cittadini napoletani, devono essere tutelati. Ognuno faccia la sua parte.