La Camera ha sbloccato altri 45 milioni di euro di rimborsi elettorali. Sono soldi pubblici che i partiti continuano a intascare senza rendicontazione e trasparenza (grazie alla sanatoria della legge Boccadutri) e facendosi beffe del referendum del 1993 con cui i cittadini hanno detto no al finanziamento pubblico. 45 milioni di euro che percepiranno in meno di 48 ore, mentre le imprese italiane aspettano anni per riscuotere i debiti della Pa.
Il Movimento 5 stelle rinuncia al finanziamento pubblico, lo fa dal primo istante, e noi parlamentari continuiamo a dimezzarci gli stipendi, a restituire i rimborsi non utilizzati, a sostenere le piccole e medie imprese.
In due anni e mezzo di legislatura ho contribuito al fondo per il microcredito con quasi 109 mila euro. E da quando sono presidente della Vigilanza Rai ho spontaneamente rinunciato a circa 63 mila euro di doppia indennità.
A diversi livelli i portavoce del Movimento hanno sostenuto tanti altri progetti: i consiglieri siciliani hanno reso possibile la realizzazione di una strada, quelli campani la ricostruzione dei laboratori di una scuola colpita dall’alluvione a Benevento. Con parte dei fondi raccolti per la campagna elettorale del 2013, stiamo ricostruendo la palestra di una scuola in un comune terremotato in Emilia Romagna.
Non ci è servita una legge. Lo abbiamo semplicemente fatto perché crediamo in una politica diversa, in un’idea di Paese e di futuro diversa, fatta di coerenza, senso di responsabilità, onestà, trasparenza, partecipazione.
Chi non riconosce tutto questo, può solo essere intellettualmente disonesto.